Immigrazione oltre l'emergenzaLa sfida dell’accoglienza dopo il 13 novembre è parsa più problematica, si è caricata di contraddizioni pesanti. Dopo la strage di Parigi, epicentro di un orrore dilatato, l’immagine dei profughi è stata di colpo archiviata. Gli approdi drammatici, le facce stremate inquadrate puntualmente dalle telecamere all’arrivo dei barconi stracarichi, sono scomparse dal nostro immaginario, ingombrato da un’altra toccante tragedia. E la sfida dell’accoglienza è diventata più difficile e controversa, proprio mentre sentimenti di diffidenza e paura facevano presa nell’opinione pubblica.

Ne siamo consapevoli, ma abbiamo deciso di non soccombere alla reattività che spinge a dividere il mondo in buoni e cattivi, abbiamo cioè ripreso il bandolo di una questione che continua a riguardarci. L’ondata di profughi costretti a fuggire da situazioni di guerra, persecuzioni, fame e degrado, abita nel nostro territorio, è sotto i nostri occhi, continua a interrogarci. Su questa realtà vogliamo quindi riflettere per uscire dai luoghi comuni, dalla nebbia della disinformazione e della retorica.

La prima scoperta emersa attraverso un “viaggio” nel nostro territorio è la ricchezza di incontri e operatività suscitata dalla presenza di immigrati, per lo più provenienti dall’Africa subsahariana, pressati dalla fame o da mancanza di prospettive. Si coglie cioè la poliedrica complessità che l’accoglienza assume quando è giocata nella concretezza: dopo i primi soccorsi, dopo l’urgenza di procurare un riparo, un letto, un pasto… affiora la necessità di offrire percorsi educativi, quindi un impegno di tempo, risorse, coinvolgimento.

L’accoglienza esige quindi un percorso comune verso l’integrazione, sostenuto dalla consapevolezza di una “storia” da condividere, di una solidarietà necessaria. Abbiamo constatato che questo cammino trova ostacoli nelle norme, nelle rigidità burocratiche, nelle istituzioni distanti dai problemi reali, nella mentalità carica di pregiudizio... in troppe contraddizioni che sembrerebbero persino vanificare l’impegno e l’investimento di risorse umane ed economiche. Tante progettualità potrebbero condurre a vicoli ciechi, qualora venisse a mancare quella dimensione di incontro che va oltre le pratiche e i timbri, convogliando le energie in un cammino umano ed educativo che lascia segni incancellabili.

In tal senso Papa Francesco suggerisce uno sguardo più attento su questo fenomeno, che non possiamo più chiamare “emergenza” dati i caratteri di un cambiamento globale ed epocale, ricollocando la possibilità di fratellanza fra gli uomini nell’alveo di un amore reso possibile dal “Vangelo della Misericordia”.