Al Servizio della Persona e della Famiglia

Sotto questo titolo la CISL della Lombardia ha raccolto una serie di proposte ritenute utili, anzi necessarie, per il riordino del Sistema Sanitario Lombardo. Questo lavoro, elaborato e condiviso dall’insieme dell’Organizzazione e col contributo delle altre sigle sindacali, è diventato la proposta su cui si è sviluppato il confronto con la Giunta della Regione Lombardia, la cui formalizzazione è riscontrabile nell’accordo fi rmato il 26 settembre 2014 dal Presidente della Regione, dai Segretari generali Confederali, dai Sindacati dei Pensionati e della Funzione Pubblica, avente per titolo “Accordo sulla riforma del servizio sociosanitario della Lombardia”.

È un accordo che possiamo annoverare tra quelli storici, sia dal punto di vista del metodo sia per i contenuti. Sul metodo in quanto viene riconosciuto il ruolo fondamentale delle organizzazioni sindacali firmatarie, quali rappresentanti di interessi generali, indispensabili per la riforma del sistema sociosanitario; nel contenuto l’accordo fissa principi e indirizzi vincolanti per la Regione, che dovranno essere normati nella nuova legge di riforma del Sistema sociosanitario, in via di definizione.

L’azione della CISL su questa materia è stata mossa dalla sua stessa natura di essere Sindacato Confederale, infatti, l’Organizzazione, che in questa regione rappresenta un numero consistente di lavoratori e pensionati con le loro famiglie,  opera affinché chi lavora, chi cerca un lavoro e chi è oggi in pensione sia realmente incluso nel contesto sociale lombardo, in attuazione del principio cardine dell’uguaglianza sostanziale tra i cittadini. In tale contesto, la CISL si pone con un duplice ruolo: di interprete del bisogno di salute delle persone affinché trovino risposte adeguate al loro bisogno, e di rappresentanza delle lavoratrici e dei lavoratori del servizio sanitario, a partire dalle professioni in sanità, a tutela del valore del lavoro e dello sviluppo delle professionalità.

Al Servizio della Persona e della FamigliaInfatti, il mantenimento delle tutele assistenziali, in relazione al nuovo quadro socio-epidemiologico, alle politiche di riallocazione della spesa e al tema del fi nanziamento del sistema, impone un processo di consolidamento e ammodernamento del nostro welfare, a partire dalla sanità, nella consapevolezza che esso sarà sempre più parte fondamentale della vita delle famiglie, in quanto la qualità della vita della persona dipenderà anche dalla concreta possibilità di accesso, dal livello, dalla diffusione e dalla qualità delle prestazioni che il welfare sarà in grado di garantire.

Fino ad ora, il Sistema sanitario regionale lombardo è stato in grado di dare risposte convincenti, soprattutto in merito al trattamento della fase patologica acuta, attraverso lo sviluppo della rete di assistenza specialistico-ospedaliera e di emergenza/urgenza, l’innovazione e la dotazione tecnologica, la creazione di infrastrutture di alta specializzazione, e ciò, soprattutto grazie all’elevata professionalità degli operatori. Oggi la nuova sfida consiste nel saper dare risposte altrettanto efficaci, appropriate e di qualità ai malati cronici e ai pazienti pluri-patologici; per lo più persone fragili, bisognose di maggiori tutele sociosanitarie, soprattutto nelle aree territoriali dove è meno evidente il supporto  sociale garantito dalla rete “volontariale/familiare” caratteristica peculiare della società lombarda.

Per realizzare questo obiettivo, è necessario vigilare su alcuni possibili rischi: nell’auspicato e condiviso intento di migliorare l’integrazione tra prestazioni sanitarie e sociali, caratterizzata dal passaggio dalla cura al “prendersi cura”, occorre evitare che le prestazioni che caratterizzano il “prendersi cura”, assumano connotati di indeterminatezza, per cui non sia più identifi cabile ciò che è cura, (quindi Livelli Essenziali di Assistenza - LEA - senza oneri per il cittadino e la sua famiglia), e ciò che non è più soltanto cura e di fatto, a carico delle famiglie o comunque soggetto a compartecipazione. Occorre perciò organizzare un sistema che assicuri l’accesso e la fruibilità delle prestazioni sociosanitarie a prevalente carattere sanitario, indipendentemente dalla capacità da parte dell’utente di compartecipare  alla spesa, così come non può essere messo in discussione il fatto che le cure intermedie, come le cure a domicilio (che vanno potenziate e inserite in un sistema integrato con le prestazioni sociali), sono a tutti gli effetti garantite dai LEA.

Le proposte sindacali perciò, muovono da queste considerazioni e si articolano in alcune indicazioni operative ritenendo prioritarie alcune questioni, sinteticamente qui elencate.

Sviluppare la cultura della salute attraverso un investimento in educazione e prevenzione

Sviluppare, in sinergia con i soggetti istituzionali preposti un piano strategico, articolato e strutturato nei diversi territori, di educazione alla salute, alla prevenzione e ai corretti stili di vita. Realizzare, coinvolgendo le associazioni più rappresentative e diffuse sul territorio, un’azione strutturata ed effi ciente per la realizzazione di campagne di informazione e di educazione alla salute e alla prevenzione includendo i media a diffusione regionale e locale e investendo sulle nuove tecnologie e sulle banche dati.

Reti professionali territoriali per migliorare l’Assistenza Primaria

Ampliare le fasce giornaliere e orarie di accesso e fruibilità degli ambulatori di medicina di base (Medici di Medicina Generale - MMG - e Pediatri di Libera Scelta - PLS -), comprendendo ore serali, sabato e, auspicabilmente, domenica mattina. Realizzare una maggiore integrazione tra i MMG/PLS e di altri attori e presidi di medicina territoriale, anche al fine di ampliare la gamma delle prestazioni rese.

Riorganizzazione della Medicina Territoriale per garantire prossimità e continuità

Sviluppare l’articolazione delle strutture territoriali attraverso lo sviluppo degli attuali poliambulatori e la riconversione dei piccoli presidi ospedalieri, non escludendo l’ampliamento dei servizi delle attuali strutture sociosanitarie (Residenze Sanitarie Assistenziali - RSA - e Residenze Sanitarie Diurne- RSD-) che dovrebbero concentrare tutti i livelli di assistenza: primaria con estensione delle fasce orarie di acceso, ambulatoriale integrata e assistenza continua tramite un presidio di primo soccorso per la gestione dei codici bianchi e verdi. Attivare una diffusa presenza in tutti i territori lombardi di posti letto (a media e bassa intensità di cura) per sub-acuti e postacuti e lungo-degenti. Sperimentare un modello organizzativo, che preveda l’inserimento, in ambito territoriale, dell’infermiere di famiglia per l’erogazione di prestazioni rientranti nei LEA. Attivare un più efficace monitoraggio del percorso terapeutico attraverso la figura del case manager. Ampliamento delle cure a domicilio, potenziando l’attuale sistema di Assistenza Domiciliare Integrata - ADI -. Rimodulazione al rialzo delle quote attualmente riconosciute a carico del servizio sanitario del “costo di ricovero” in regime di residenzialità (RSA/RSD), alla luce della crescente “sanitarizzazione” delle prestazioni erogate da tali strutture, con una riduzione perciò della retta a carico della famiglia.

Compartecipazione alla spesa sanitaria e sistemi mutualistici integrativi nel sociosanitario

La CISL condivide e sostiene l’obiettivo alla base dell’impegno assunto dal Presidente Maroni di realizzare, entro la corrente legislatura una progressiva sostanziale abolizione dei ticket sanitari, a partire dai cosiddetti “super ticket” che hanno raggiunto oggi livelli spesso insopportabili per molte famiglie, con il paradosso che alcune prestazioni costano sul mercato privato meno del ticket a esse applicato, dal sistema pubblico. A fronte di tali indicazioni e proposte (che come detto ha visto la CISL, assoluta protagonista) il confronto con Regione Lombardia ha prodotto il citato accordo, di cui si riporta ampia sintesi, che recepisce in larga misura le richieste formulate.

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