Fusione dei ComuniLa fusione, nell'ordinamento dello stato e nel diritto amministrativo italiano, è l'unione fra due o più comuni contigui. È disciplinata dal Testo Unico degli Enti Locali approvato con il decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267. In particolare, la materia è trattata nell'articolo 15 del testo, che tra l'altro prevede come, ad eccezione delle fusioni tra più comuni, non possano esserne istituiti di nuovi con una popolazione inferiore ai 10.000 abitanti. In base agli articoli 117 e 133 della Costituzione dette modificazioni devono essere deliberate dalla Regione, sentite le popolazioni interessate, nelle forme previste dalle leggi regionali.

Per la verità si era parlato per la prima volta di passaggio dall'Unione alla Fusione di Comuni con la legge 142/1990 che assegnava all'Unione dei Comuni proprio la funzione di premessa alla successiva fusione da realizzarsi entro dieci anni pena il venir meno dell'Unione medesima.

I successivi interventi legislativi, dal Testo Unico ai giorni nostri, hanno via via aggiustato e regolato la normativa, assegnando alle Regioni un ruolo fondamentale, quale la disciplina della modifica territoriale dei Comuni, nonchè le modalità di svolgimento del referendum necessariamente previsto tra le popolazioni interessate.

L'istituto della fusione è stato introdotto quale misura volta alla razionalizzazione e al riordino territoriale. Sia a livello dottrinale che a livello politico infatti era stato (ed è ancora) evidenziato che la eccessiva frammentazione dei Comuni determina inefficienze del sistema amministrativo locale in ragione della inidoneità delle strutture preposte all'esercizio dei compiti conferiti ad ogni singolo ente comunale, con relativi sprechi, inefficienze, assenza di economia di scala.

L'esercizio in forma associata di funzioni e servizi, messo in atto da molti comuni, sarebbe un modo per rimediare alle inefficienze prima descritte. Osserviamo però che tutte le aggregazioni diverse dalle fusioni, non solo secondo il punto di vista di CGIL - CISL - UIL, bensì anche di sindaci stessi delle nuove realtà associate, non si sono rivelate efficaci come le fusioni stesse.

Purtroppo sembra di assistere, negli ultimi anni, spulciando tra le pieghe delle leggi e leggine - statali e regionali - un ripiegamento verso forme di associazione alternative alla fusione (tra l'altro l'Unione non è più considerata premessa alla successiva fusione, ma quasi come nuovo Ente locale con autonomia statutaria).

Se consideriamo il territorio dei Laghi, come abbiamo già anticipato nel numero precedente, registriamo in provincia di Varese, un solo caso di fusione tra comuni: Maccagno con Pino e Veddasca, quattro casi di fusione in provincia di Como: Gravedona ed Uniti, Tremezzina, Colverde, Bellagio.

Fabio PasseraFabio Passera, sindaco di Maccagno. Il 25 maggio 2014 i cittadini di Maccagno con Pino e Veddasca si sono recati alle urne per le elezioni comunali. È stato eletto sindaco, con la lista Impegno Civico.

Maccagno

Cristian TolettiniCristian Tolettini vince le elezioni del 25 maggio 2014 con la lista Uniti per Colverde. e diventa il primo cittadino del neonato Comune di Colverde, che ha unificato Drezzo, Gironico e Parè.

Colverde

Diamo voce al sindaco di Maccagno ed al sindaco di Colverde per capire dalla loro esperienza benefici ed eventuali criticità della nuova realtà istituzionale.

Signor Sindaco, quando si è realizzata la fusione tra i vostri Comuni? E quali ostacoli avete dovuto superare: campanilismi, resistenze politiche...?

Fabio PasseraLa nascita del Comune di Maccagno con Pino e Veddasca è avvenuta formalmente nel febbbraio 2014, grazie alla L.R. 8/2014 e a seguito del Referendum consultivo di dicembre 2013. Più che campanilismi si è registrata la forte avversità di una Forza politica nazionale (Lega Nord), assai presente politicamente nel Comune di Maccagno, il più importante, poichè è almeno 10 volte più grande di ognuno degli altri due Comuni. Campanilismi pochi, la paura del nuovo invece tantissima.

Cristian TolettiniLa data che ha sancito ufficialmente la fusione tra i Comuni di Drezzo, Gironico e Parè e che ha decretato la nascita di Colverde è il 4 febbraio 2014. Per quanto concerne invece le iniziative che ne hanno avviato il processo bisogna risalire ad un paio di anni prima. Già dal 2012, infatti, le Amministrazioni Comunali di allora iniziarono a ragionare e a porre le basi per l'attuazione di questo progetto.Venne quindi costituita una Commissione unica comunale che coinvolse i rappresentanti delle maggioranze e delle minoranze dei tre paesi interessati e furono avviate le iniziative conseguenti; fra queste incontri pubblici, momenti di confronto, serate di studio, la realizzazione di brochure e documenti informativi. Si arrivò così all'approvazione unanime delle delibere consiliari di proposta di fusione del marzo 2013 e ai tre referendum del 1 dicembre 2013 in cui prevalsero i "sì" con circa l'80% di voti favorevoli e fu individuato il nome del nuovo paese.

Può illustrare sinteticamente i benefici e le eventuali criticità finora emerse?

Fabio PasseraEnormi i benefici. A partire da quelli previsti dalla Legge, esenzione dal tanto temuto Patto di stabilità, esenzione dall'obbligo delle Gestioni Associate (GAO), una serie di vantaggi legislativi "ad hoc" (esempio Centrali uniche di committenza), contributi a fondo perso dallo Stato (circa 140 mila euro per 10 anni). Peccato per la mancanza di Regione Lombardia, unica in Italia a non aver stabilito contributi, benché una Legge dello Stato lo prevedesse.

Cristian TolettiniIl percorso, attraverso il quale si è arrivati alla nascita del nuovo Comune, non è stato semplice. Le criticità e le difficoltà sono affiorate certamente in qualche resistenza campanilistica o in preoccupazioni da parte di alcuni cittadini per un possibile salto nel vuoto senza reali certezze, hanno spronato però gli Amministratori a fornire le necessarie informazioni e i doverosi chiarimenti per superare i timori determinati da un tale passo. Oggi è possibile trarre un bilancio di questa operazione, seppur ancora provvisorio. Posso tranquillamente affermare che mai iniziativa, fra quelle in cui sono stato protagonista, fu più lungimirante e azzeccata. Se mi permettete, mi piace ricordare come le tre Amministrazioni Comunali dei paesi, oggi frazioni di Colverde (Drezzo, Gironico e Parè), proposero questo progetto ai cittadini nel periodo precedente la nascita del nuovo Comune. Consci della difficile situazione economica, finanziaria e sociale del territorio e delle restrizioni e dei vincoli imposti dalle norme statali sui bilanci degli Enti Locali, ci siamo resi conto della necessità di dare respiro alle finanze dei nostri Comuni, soprattutto per poter garantire la sopravvivenza dei servizi che, con tanti sacrifici, i tre paesi avevano fino a quel momento offerto. Si trattava di non perdere quanto di buono era stato costruito negli anni passati nel nostro territorio. Perciò, con gli altri Amministratori, oggi componenti della nuova Amministrazione, si è puntato non tanto e non solo sui possibili vantaggi economici, peraltro innegabili (l'assenza di un patto di stabilità, ossia minori vincoli di bilancio, e i contributi statali assegnati che, per Colverde, ammontano a 2,5 milioni circa di euro in totale in 10 anni), quanto sulla possibilità di poter continuare a fornire servizi efficienti e qualitativamente apprezzabili. Devo dire che, visti i risultati dei referendum, il messaggio è stato sicuramente compreso dalla popolazione. Oggi, non solo i servizi sono migliorati ma se ne sono introdotti di nuovi (penso al settore della scuola e alla gestione dei rifiuti, giusto per citarne un paio); per non parlare poi delle opere pubbliche e degli interventi di manutenzione del territorio (in tal senso abbiamo già investito oltre 1,5 milioni di euro). Per finire, non possiamo dimenticare la pressione fiscale, notevolmente diminuita, con le tasse ridotte al minimo e l'esenzione della TASI. I cittadini hanno potuto così beneficiare, grazie alla fusione, di una riduzione delle imposte di quasi 700.000 euro, ossia mediamente di circa 130 euro a testa. Chiaramente, c'è ancora molto da fare, in termini di riorganizzazione e coordinamento degli uffici e di fluidità nella gestione delle pratiche amministrative, ma se il buongiorno si vede dal mattino il futuro sarà certamente roseo e pieno di soddisfazioni.

Le Istituzioni, in particolare la regione Lombardia, hanno svolto un ruolo di stimolo o di freno nel percorso che ha portato alla fusione?

Fabio PasseraLa Regione Lombardia ci ha lasciati assolutamente soli nel percorso della fusione. Siamo stati supportati dalla Società EUPOLIS, ma si è trattato di un supporto tecnico e non politico. Una vera delusione! Devo registrare la presenza di Raffaele Cattaneo e Alessandro Alfieri a un dibattito pubblico a vantaggio della fusione (ottobre 2013), ma si è trattato più di una scelta personale che non di una direttiva politica.

Cristian TolettiniIl percorso di fusione ha sicuramente avuto la necessità di un supporto da parte delle istituzioni, in particolare regionali, e da queste non è mancato il dovuto contributo per il raggiungimento dell'obiettivo.

La legislazione successiva alla 142/1990 non pone più l'Unione dei Comuni come tappa verso la fusione. Non le pare che tutte le altre forme aggregative (gestione associata di servizi, unione, consorzi, ecc.) non siano che dei palliativi rispetto agli obiettivi di razionalizzazione amministrativa e di economie di scala?

Fabio PasseraAssolutamente d'accordo. La "ratio" della Legge sulle Gestioni Associate è la razionalizzazione e il risparmio. La Fusione è l'unica scelta che si muove con decisione e fermezza in questa direzione.

Cristian TolettiniIl motivo per cui le tre Amministrazioni Comunali di Drezzo, Gironico e Parè hanno optato con decisione verso l'istituto della fusione è legato all'estrema convinzione che questo tipo di riorganizzazione fosse l'unico che davvero avrebbe determinato un deciso cambio di passo nella direzione di maggiori efficienze ed economicità nella gestione dell'Ente Pubblico.

Che cosa si sentirebbe di chiedere ai partiti non pregiudizialmente contrari alle fusioni ed alle parti sociali (sindacati in primis) per orientare l'opinione pubblica e per stimolare il processo di fusione tra i piccoli comuni?

Fabio PasseraChiederei una maggiore presenza al fianco degli Amministratori che hanno fatto questa scelta e una decisa "discesa in campo", attraverso comunicati, interviste, comunicazioni dirette ai propri iscritti. Le organizzazioni sociali devono avere il coraggio di aiutare la gente a scegliere. Una strada che, purtroppo, la politica delle Amministrazioni superiori (almeno in Lombardia) pare abbiano smarrito, ritengo per mero calcolo elettorale e di consenso.

Cristian TolettiniIl messaggio che trasmetto alla politica è di non scordarsi che i Comuni rappresentano l'ente più vicino al cittadino, il punto di riferimento principale a cui ci si rivolge per le proprie necessità e problematiche. Provvedimenti di natura restrittiva, vincoli ai bilanci locali, appesantimenti burocratici attuati senza riconoscere le virtuosità e distinguere le buone pratiche dagli sprechi non fanno altro che ingessare l'attività amministrativa e bloccare l'economia locale, quanto mai legata all'attivismo e al dinamismo dei nostri municipi.

Qualche considerazione dopo le affermazioni dei sindaci Passera e Tolettini.

  • I processi di fusione tra comuni sono giudicati assai positivi da entrambi i primi cittadini perchè i benefici in termini di efficienza, di efficacia e di risparmi sono indiscutibili.
  • Non è facile arrivarci, anche perchè bisogna superare resistenze al cambiamento e campanilismi, in certa misura comprensibili.
  • Passera e Tolettini divergono nettamente in merito al giudizio positivo o negativo verso la regione Lombardia: qui però entra in gioco forse la diversa appartenenza o i diversi riferimenti politici dei due sindaci, anche se entrambi sono a capo di liste civiche.
  • Come sindacato dobbiamo raccogliere la sollecitazione dei due sindaci: sottolineiamo che, entrambi sono assolutamente d'accordo nell'evidenziare i benefici dei processi di fusione. Noi quindi possiamo e dobbiamo svolgere un ruolo attivo e di stimolo nei confronti delle Amministrazioni Comunali con cui interloquiamo nella nostra annuale contrattazione o negoziazione. Siamo anche noi convinti che, se vogliamo semplificare l'apparato dello stato italiano, ridurre la burocrazia e realizzare risparmi, la via obbligata diventa accorpare i piccoli comuni (8.000 in Italia sono davvero un po' troppi) a vantaggio dei cittadini, oltre ad eliminare le Province e ridurre il numero delle Regioni (ma questo è un altro discorso).