E' iniziato stamattina al Just Hotel di Lomazzo il ciclo di incontri organizzato da FIM ed FNP dei Laghi per una migliore conoscenza dell'Islam in Europa.

Relatore della mattinata il professor Stefano Allievi, docente di Sociologia presso il corso di laurea in Scienze della Comunicazione a Padova.

Nel suo intervento, durato circa un'ora, Allievi ha spaziato dalla storia alla teologia sino alla sociologia, in un percorso con il quale ha preso per mano i presenti conducendoli all'interno di un viaggio nel mondo dell'Islam, dalla sua nascita, al suo arrivo nell'Europa occidentale, sino alla degenerazione sfociata nel terrorismo in questi ultimi anni.

L'Islam in Europa – spiega il professor Allievi – è un luogo di trasformazione: i musulmani si trovano a passare da una situazione in cui l'Islam è religione di stato ad una di minoranza, dovendo così elaborare una diversa teologia, perché talune leggi e comportamenti adottati nei loro paesi d'origine possono essere tali solo in contesti in cui tutti si professano musulmani. A catalizzare i musulmani in Europa non sono solo motivazioni economiche, ma anche fattori di attrazione come libertà, diritti, studio, esperienze. In questo contesto il passaggio generazionale viene sottovalutato: gli immigrati di seconda o terza generazione culturalmente sono europei”.

Il discorso del sociologo patavino non poteva quindi non soffermarsi su quanto è molto dibattuto negli ultimi mesi: il radicalismo islamico.Stefano Allievi

L'Islam pensa ci debba essere un rapporto diretto tra religione e politica, ma non predica stati teocratici. E' l'esatto contrario – afferma Stefano Allievi – E' la politica a dominare la religione. In tutto ciò l'Islam è assolutamente compatibile con la democrazia: bisogna storicizzare i discorsi, perché nelle decadi passate guardando il rapporto tra il cattolicesimo e le dittature si sarebbe detto che anche il cattolicesimo non fosse compatibile con la democrazia. Il fondamentalismo islamico è moderno e si manifesta in due modi opposti: da una parte chi vuole imporre l'Islam sulle masse per via elettorale, dall'altra chi sceglie la via armata e dei colpi di stato. Più nello specifico – prosegue il professore di Scienze della Comunicazione all'Università di Padova – il fondamentalismo è figlio del proselitismo salafita, separatista ed isolazionista, secondo cui per essere buoni musulmani non ci si deve mischiare con l'Occidente. In questo vi è una corrente di pensiero che vuole restaurare i califfati, che sfrutta l'ignoranza di quei musulmani che conoscono poco l'Islam unita al vuoto di potere che si è venuto a creare tra Iraq e Siria. Il fondamentalismo di oggi è seduttivo quanto in passato lo sono stati altri tipi di lotte ideologiche, come le Brigate Internazionali spagnole”.

L'ultimo passaggio è stato quindi riservato al terrorismo islamico: “Si tratta di una guerra interna al mondo islamico che finisce col toccare anche l'Occidente. Ma non si può mettere tutto il mondo musulmano nello stesso calderone. In questo senso – l'importante sottolineatura del professor Allievi – le moschee in Europa svolgono un ruolo molto importante, di integrazione positiva e di diffusione di cultura. Contro il terrorismo la repressione serve, ma da sola non basta. E' necessaria anche la compartecipazione culturale del mondo musulmano, che sta già rispondendo in questo senso”.