Bentornata Schiscetta

Il cibo della schiscetta è buono e salutare, fa risparmiare e ha il sapore di casa. Erano gli anni del boom e della crescita dell’industria italiana per tutti i lavoratori, manovali e operai soprattutto, c’era l’usanza di portarsi il pasto da casa con avanzi del giorno precedente o pietanze preparate la mattina. Le vivande erano raccolte in contenitori di alluminio, lontani dalle scatolette ermetiche e dai contenitori di design eclettico.

L'idea di perfezionare il contenitore venne a Renato Caimi, imprenditore di Nova Milanese, mentre viaggiava a bordo di un tram a Milano in una fredda giornata nebbiosa sul finire del 1949. Il tram frenò bruscamente e un operaio, al centro della carrozza in legno, un po’ liberty e un po’ decò, perse l’equilibrio e cadendo rovesciò per terra un pentolino che conteneva il suo pranzo.

La lampadina di Caimi s’illuminò: ebbe la brillante idea di creare un nuovo contenitore adatto a trasportare pranzi fuori casa in metallo e tenuto insieme da un sistema di chiusure con balestre, fatto apposta per rimanere chiuso in qualsiasi posizione. La “schiscetta”, appunto. Non più solo operai, banchieri o ingegneri, broker o professori, medici o infermieri, non c’è nessuno che una volta nella vita non abbia mangiato cibo fatto in casa sul posto di lavoro.

Bentornata SchiscettaOggi la schiscetta è una tendenza, ma anche un modo di pensarsi, “una filosofia di vita”, oserebbe dire qualcuno. Oltre che risparmiare, portarsi la schiscetta significa prendersi cura di sé, dedicarsi del tempo e delle attenzioni ed è un’ottima alternativa a panini, poco salutari o piatti pasticciati dell’ultimo minuto.

Probabilmente, tra tutti i fattori concomitanti che hanno fatto della schiscetta una vera e propria moda, la più complice è la crisi. Secondo un’indagine dell’Osservatorio Nazionale di Federconsumatori rispetto al 2013 la pausa pranzo è diventata più cara del 2%: un pasto economico tipo, composto da un piatto di pasta, dessert, acqua e caffè, ha un prezzo complessivo di 294.80 euro al mese. Ben 13.40 euro al dì.

La risposta al salasso? La schiscetta, naturalmente.

Portandosi il pranzo da casa, infatti, si risparmia fino al 76%: il pasto preparato in casa costa solo 3.20 euro circa. Un’enorme differenza di prezzo, che si traduce in un’ondata di consumi caserecci: oltre 7 milioni di italiani si portano la schiscetta e più di 3 milioni lo fanno con regolarità. E non si tratta solo di attenzione alle spese, ma anche agli ingredienti selezionati con cura e ricercatezza.

Risparmio economico, ma anche risparmio di tempo: mangiare qualcosa di pronto consente di evitare lunghe file e attese, rendendo possibile qualche minuto di lettura a fine pasto o una passeggiata digestiva. Un paradosso, se si pensa che la schiscetta ha come antenato la gavetta, il recipiente in alluminio dal quale i soldati consumavano in tutta fretta il proprio rancio.

La gavetta o la schiscetta (dal verbo schisciare, ovvero schiacciare) non è mai stata tanto social chic come oggi: sono mediamente sette su  dieci gli italiani che si portano il cibo da casa. Ci sono gli impiegati, sempre più precari, che hanno superato l’atavico imbarazzo di portarsi il cibo preparato a casa e molti arrivano in ufficio con una borsa termica con il pranzo.

Bentornata SchiscettaNon si tratta solo di un momento di taglio delle spese: oggi in Italia è in corso una vera e propria rivoluzione dei costumi che vede i giovani della classe media comportarsi come gli operai di un tempo. Per risparmiare, certo, ma anche per mangiare più sano e genuino. La crisi è anche una rivoluzione antropologica di usi e costumi alimentari. Il pranzo si porta da casa e con i buoni pasto (quando ci sono), si fa la spesa.

Secondo Federconsumatori visti i continui ritocchi dei prezzi verso l’alto, la pausa pranzo non è più per tutte le tasche presso i punti di ristoro, le mense e i self service. Non solo: purtroppo il costo non garantisce la qualità, tanto meno la genuinità dei prodotti, senza considerare le esigenze di chi soffre di allergie e intolleranze.

Ma in che cosa consiste la schiscetta? Non c’è una regola vera e propria, ma di tutto un po’: avanzi del giorno precedente, ma anche preparazioni dell’ultimo minuto. Paste fredde o insalatone, quiche o frittate, carne e mix di legumi e cereali. Un pranzo da asporto con requisiti di varietà, qualità e leggerezza, che deve saziare per tutto il resto della giornata senza appesantire la digestione.

Di contenitori per la schiscetta ne esistono di tutti i tipi: dall’intramontabile “ciotola meraviglia”, il bestseller in polietilene di una nota azienda statunitense con sistema di chiusura brevettato “tappo a stappo”, ai contenitori in alluminio e plastica di una casa svizzera, box telescopici in silicone o a due piani con compartimenti separati all’interno per le diverse portate, termiche e di design la “SchiChic”.

Esistono anche schiscette in fibra di canna da zucchero, materiale estremamente robusto, adatto al forno a microonde, resiste al calore fino a 80°C e al freddo. Si tratta di portavivande naturali al 100%, che risultano di conseguenza totalmente compostabili. Una soluzione perfetta per chi non vuole rinunciare alla comodità di contenitori usa e getta, ma ha a cuore anche la salvaguardia dell’ambiente.

Immancabile, naturalmente, il business dei lunchbox(1), che alcuni ristoranti propongono con menù diversi, a un costo meno oneroso di un pranzo tradizionale. Dalla forma al contenuto, per la schiscetta ce n’è per tutti i gusti. E poi, si sa: Paese che vai, schiscetta che trovi.

(1) Analogo in inglese di “schiscetta”.

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