Ticket questione aperta

La Tassa Sulla SaluteLa salute al primo posto. Lo si è sempre pensato. Ma qualcosa sta cambiando. Più di qualcuno, prima di affrontare un esame diagnostico o una prestazione specialistica, si ritrova a fare i conti e se non tornano... rinuncia.

Succede proprio agli sportelli, impegnativa già in mano e una domanda preliminare: “Scusi, posso sapere prima cosa devo pagare per il ticket?”

A volte la risposta determina una vera fuga: “Ci devo pensare... tornerò un’altra volta”. I dati elaborati dall’Agenzia Nazionale per i Servizi Sanitari Regionali (AGENAS) evidenziano un calo medio di circa l’8,5% nei consumi di prestazioni specialistiche in regime di Servizio Sanitario Nazionale.
La scelta di “non curarsi” già nel 2012, secondo il report ISTAT che riguarda il 14,3% delle persone con più di 14 anni ed è dovuta per l’85,3% a motivi economici, interessa soprattutto visite e trattamenti odontoiatrici in calo di oltre il 23%.  Un segnale inequivocabile della crisi che morde e di un impoverimento di risorse che dilaga investendo anche il “ceto medio” oggi particolarmente bersagliato e privo di protezioni.

Chi è costretto a rinunciare ad un esame o a una prestazione specialistica per mancanza di mezzi, infatti, non appartiene alle fasce “protette” esenti per età, specifiche patologie o per reddito, ma ad una vasta categoria di persone. Evidentemente qualcosa non funziona e spinge a interrogarsi e confrontare soluzioni e modelli adottati nelle diverse regioni.

La Tassa Sulla SaluteIl passaggio dalla gratuità alla compartecipazione alla spesa sanitaria risale al 1989 (DL 23/3/1989) con la definizione del Nomenclatore tariffario, un prontuario con l’elenco delle prestazioni specialistiche ambulatoriali (visite ed esami), erogate dal Servizio Sanitario Nazionale, con le relative tariffe. La stessa normativa ha decretato l’introduzione del ticket a carico dei cittadini, modulato su ogni prestazione fino a un importo massimo di 36.15 euro. Confrontando il Nomenclatore tariffario si rileva una sensibile varietà di prezzi tra una regione e l’altra per ogni singola prestazione: per esempio la visita generale è valutata da 16,5 euro nelle Marche fino a 30 euro in Piemonte (82% di differenza), l’emocromo da 2,9 euro nella provincia autonoma di Trento fino a 5,3 euro nel Friuli. L’introduzione, nel 2011, del superticket ha determinato il pagamento di una ulteriore quota fissa di 10 euro o quote variabili, per ricetta.

Alcune regioni hanno optato per una modulazione del ticket in base al reddito, in regione Lombardia e in Piemonte è stato modulato in base al valore delle prestazioni indicate sulla ricetta (da 2,5 euro a 60), in altre non è stato applicato. Le differenze vi sono anche per la spesa farmaceutica: nelle regioni che hanno applicato il ticket (18 regioni su 20), tredici hanno optato per una quota fissa per ricetta, uguale per tutti (da 1 a 4 euro per confezione) e cinque hanno deciso di modulare il ticket secondo il reddito.

Il ticket per il pronto soccorso (25 euro per i codici bianchi), introdotto con l’obiettivo di disincentivare gli accessi impropri, è ormai presente in tutte le regioni: i più alti si pagano nelle province autonome di Trento e Bolzano (fino a 100 euro), in alcune regioni si esige anche la compartecipazione alla spesa per eventuali prestazioni erogate durante la visita al pronto soccorso. È fuor di dubbio che l’applicazione dei ticket è una misura necessaria che Stato e regioni adottano per contenere la spesa sanitaria.

Tuttavia ci si domanda come si giustificano queste differenze da una regione all’altra e con quali criteri vengano definite le tariffe. Ma il quesito ancor più pressante riguarda un vero paradosso: spesso la compartecipazione alla spesa è maggiore del costo della prestazione: in Lombardia, per 11 milioni e 206 mila prestazioni specialistiche (su 15 milioni erogate ai non esenti) il ticket è più alto della tariffa riconosciuta dal Nomenclatore.
In questo contesto, qualche nuova prospettiva si intravede nel “Patto per la Salute 2014-2016 ” dove si legge che la salute è considerata come investimento economico e sociale, con l’obiettivo di fronteggiare anche le nuove sfide: l’invecchiamento della popolazione, l’arrivo dei nuovi farmaci sempre più efficaci ma costosi, la medicina personalizzata.

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Una svolta che in termini concreti significa legare il pagamento dei ticket ai redditi effettivi degli italiani. Infatti, il sistema della compartecipazione alla spesa sanitaria e delle esenzioni dovrà evitare, nella nuova ottica, che il costo da sostenere per il cittadino “rappresenti una barriera per l’accesso ai servizi e alle prestazioni così da caratterizzarsi per equità e universalismo”. Il sistema, in fase di prima applicazione,
dovrà considerare la condizione reddituale e la composizione del nucleo familiare.

Sul fronte lombardo inoltre il Presidente della regione, Roberto Maroni, valorizzando le nuove linee contenute nel Patto, ha dichiarato che ora per la Lombardia “l’obiettivo è azzerare i ticket“ e, rendendo più realistica la prospettiva, ha aggiunto che “adesso ci sono le condizioni”.