Il DiabeteIl diabete mellito è una malattia nota sin dalla più remota antichità: nel papiro egiziano di Ebers risalente al 1500 a.C. così come in antichi testi indù ed ebraici troviamo una descrizione precisa dei sintomi del diabete.

Quando nel 1921 si scoprì l’insulina, un ormone prodotto dal pancreas che tiene sotto controllo il livello di zucchero nel sangue (glicemia), si pensò che il problema diabete, con le sue conseguenze allora quasi sempre mortali, fosse risolto. In realtà è successo esattamente il contrario: il diabete è diventato oggi uno dei problemi più importanti della medicina ed il numero dei soggetti colpiti continua a crescere con una velocità che è strettamente collegata con il diffondersi delle abitudini di vita della cosiddetta “civiltà del benessere”.

Errori  alimentari, sedentarismo, sovrappeso ed obesità sono, in effetti, i principali fattori che agendo su una predisposizione ereditaria innescano la malattia. Oggi nelle nostre zone il diabete colpisce più del 5% della popolazione con punte che salgono oltre il 20% sopra i 65 anni di età.

Vanno distinte due principali forme di questa malattia: una prima detta di tipo 1, che comprende solo il 10% dei diabetici, che inizia quasi sempre in età giovanile ed è caratterizzata dalla distruzione delle cellule beta del pancreas che producono l’insulina; in questa forma l’unica terapia sin dall’inizio è l’insulina che deve sostituire quella che il pancreas non è più in grado di produrre.

Il DiabeteLa seconda è quella detta di tipo 2: è la più frequente e comprende il 90% di tutte le persone diabetiche. Inizia in genere dopo i 40 anni ed è quasi sempre accompagnata dall’obesità. In questo caso le cellule del pancreas producono ancora insulina ma per motivi diversi e non sempre chiari l’ormone non riesce a tenere sotto controllo il livello di zucchero nel sangue. In ambedue i casi la glicemia tende a crescere e, quando supera un livello di circa 180 mg%, compare glucosio (zucchero) nelle urine.

I sintomi più importanti e caratteristici della glicemia elevata sono la sete intensa, la quantità di urina molto elevata e a volte l’aumento dell’appetito. Quando il valore della glicemia rimane molto alto per periodi prolungati di ore o giorni possono comparire disturbi importanti con alterazioni dello stato di coscienza fino al coma diabetico, situazione che causava la morte della persona diabetica prima della scoperta dell’insulina, oggi estremamente rara. La situazione anche se grave si può affrontare con successo in ospedale o in pronto soccorso. Ma non per questo si può considerare oggi il diabete meno pericoloso: anche se non si muore più per il coma il diabete continua a uccidere, o a creare gravi invalidità attraverso un altro meccanismo più lento e subdolo, che è quello delle complicanze vascolari.

Il diabete, se non ben curato, può infatti colpire la circolazione di tutto l’organismo con gravi conseguenze: la retinopatia con cecità, l’ictus cerebrale e l’infarto miocardico che costituiscono la principale causa di morte della persona affetta da diabete, l’insufficienza renale con necessità di dialisi e le lesioni alle estremità inferiori che possono arrivare alla gangrena, causa ancora oggi di amputazioni. Il tutto aggravato dal fatto che molto frequentemente il diabete si accompagna ad altri fattori di rischio cardiovascolare come l’ipertensione arteriosa e la dislipidemia (alti valori di colesterolo e trigliceridi), situazioni che spesso precedono di qualche anno il riscontro di diabete e vanno quindi sempre attentamente indagate e curate.

Il DiabeteIn tal senso il diabete rappresenta oggi non solo un temibile killer ma il responsabile di alti costi di assistenza sanitaria e sociale. La patologia è in crescita: secondo gli ultimi dati, gli italiani affetti da diabete di tipo 2 sono oltre 3 milioni e mezzo e nel 2030 saranno, in base alle stime, oltre 5 milioni.

Cosa fare per far fronte a questo problema? Innanzi tutto, considerando che si tratta di malattia cronica, e quindi inguaribile anche se curabile, bisogna cercare di prevenirla mettendo in atto, sin dall’infanzia, interventi di contrasto al sovrappeso, all’obesità e al sedentarismo attraverso stili di vita sani basati su un’alimentazione corretta e sull’attività fisica.

Se la malattia è già in corso importantissima è la diagnosi precoce che consente di inquadrare, curare e controllare la malattia sin dalle sue prime fasi: più precoce e precisa è questa azione, minore sarà il rischio di complicanze vascolari.

La cura del diabete si basa su tre interventi: innanzitutto la dieta, l’attività fisica e, nel caso queste due azioni risultassero insufficienti si valuterà l’aggiunta del farmaco. In tal senso oggi abbiamo a disposizione un notevole bagaglio di scelte farmacologiche, sia di ipoglicemizzanti orali che di insuline che ci consentono una cura precisa e personalizzata, adattata alle caratteristiche di ogni persona diabetica.

Ma ricordando ancora una volta che il diabete è una malattia cronica che accompagna la persona per tutta la vita, l’azione più importante e risolutiva è quella di insegnare al paziente le nozioni principali sulle cause, le caratteristiche, le conseguenze della malattia e gli interventi di autocontrollo della glicemia che si effettua con nuovi apparecchi sempre più piccoli, semplici e sicuri, dispensati dal Servizio Sanitario Nazionale.

Il DiabetePer una persona diabetica, uno degli obiettivi più importanti è mantenere la glicemia il più possibile all’interno dell’intervallo di normalità durante l’intera giornata. Attraverso questi mezzi e strumenti la persona diabetica deve essere messa in grado di autogestirsi adattando le abitudini alimentari, il movimento e la terapia farmacologica alle diverse particolari situazioni di vita, fornendo al diabetologo un quadro preciso della propria condizione e della sua personale risposta. La stretta integrazione tra la persona diabetica e lo specialista diabetologo deve implicare un profondo rapporto di fiducia e confidenza, si basa su controlli periodici, più o meno frequenti secondo i valori della glicemia.

Gli esami più importanti sono l’emoglobina glicata, che fornisce con un solo valore l’indicazione della media glicemica delle ultime 8-10 settimane e i controlli degli organi possibili sedi delle complicanze: l’esame del fondo dell’occhio (fundus), l’elettrocardiogramma, la funzionalità renale e i test della circolazione cerebrale e periferica. Sarà solo mettendo in atto tutti questi interventi di prevenzione, di diagnosi precoce e di controllo attento che potremo ridurre le conseguenze del diabete sia in termini di prospettiva di vita che di qualità della vita, riducendo le sofferenze per la persona e i costi sociali.

Il DiabeteA digiuno soggetti sani hanno valori glicemici compresi tra 70 e 100 mg/dl. Valori tra 100 e 125 mg/dl a digiuno rilevano una condizione di intolleranza glucidica che dovrebbe invitare la persona a porre maggior attenzione al suo stile di vita. Un valore di glicemia a digiuno pari o superiore a 126 mg/dl, secondo l’American Diabetes Association, è da considerarsi probabile segno di diabete.