Malattie Neuro-Degenerative: Prevenire si puòAlcuni dicono sia una vera e propria epidemia silente.

Nel 2020 sono previsti nell'Unione Europea 15 milioni di persone affette da demenza, con un onere economico previsto di 200 miliardi di euro tra costi diretti (cure, esami, visite mediche) ed indiretti (ricadute sui familiari, tempi ed aspetti organizzativi).

Non si tratta di sola malattia di Alzheimer, la forma di demenza degenerativa più nota e diffusa, ma di altre "brutte bestie" dal nome: demenza arteriosclerotica, Parkinson-demenza, demenza a corpi di Lewy, demenza alcoolica, e altre patologie.

Si tratta di malattie note con il termine "neuro-degenerative", legate all'invecchiamento precoce ed alla morte dei neuroni (le cellule "pensanti" del cervello) ed altre di supporto a seconda del tipo di disordine.

Perché vengono? Si possono evitare? O almeno in parte prevenire?

Sì, si può fare tantissimo.

Per quanto esse siano legate per buona parte al nostro corredo genetico, cioè sono in qualche modo determinate dal nostro "orologio biologico", contenuto nel DNA di cui i nostri genitori ci hanno dotati, ci sono comportamenti virtuosi o viziosi che, rispettivamente, possono "accendere o rallentare" l'innesco patologico.

Parlando di quelli viziosi, alcuni sono ben noti, come il fumo di sigaretta, l'eccesso di peso corporeo, la sedentarietà, l'alimentazione troppo ricca di grassi, sale da cucina e zuccheri, gli alcolici assunti esageratamente, il mancato controllo della pressione arteriosa.

Ma non tutti hanno però posto l'attenzione sul termine "demenza", appunto "demenza", mancato uso della mente.

Questo è il maggiore fattore di rischio! Perdita della mente, dell'intelligenza, della capacità cognitiva, come vogliamo chiamarla.

E spesso si tratta di un comportamento sociale, non di un processo biologico, bensì dipende dal fatto che non si usa il cervello per motivi appunto sociali.

Generalmente a questo punto il lettore abbandona l'articolo pensando che l'argomento non lo riguardi.

Ma se avete la forza o anche solo la curiosità di proseguire la lettura, sentite un po': quanti di voi ultrasessantenni studiano?

Malattie Neuro-Degenerative: Prevenire si puòAttenzione: studiare vuol dire leggere e ripetere più volte quello che si è letto.

Ciascuno pensa tra sé: ma sì, ogni giorno ascolto i telegiornali, leggo qua e là, parlo del più e del meno.

Ma quanti sanno ripetere nomi e cognomi appena letti? Quanti conoscono i nomi delle medicine che assumono? Ma ci pensa mia moglie! Appunto!

Quanti sanno tenere una conversazione in cui citano date, nomi e cognomi di ministri, protagonisti della vita pubblica o anche solo sportivi?

Quanti vanno a conferenze, riunioni, o anche solo alla Messa e una volta a casa ripetono quello che hanno ascoltato? Mai fatto.

E così il cervello va in pappa. Non funziona più.

Il cervello, che non dimentichiamolo se invecchia fa invecchiare tutto il corpo, non è molto diverso da una macchina che si logora con il tempo, e che se non usiamo, se non alimentiamo correttamente e non teniamo in regolare esercizio, smette di funzionare.

Ma sa dottore, faccio le parole crociate. Sorpresa e delusione: non servono.

O per lo meno, servono come piacevole passatempo, ma non servono per la memoria a breve termine, che è quella che invecchia più precocemente.

Ricordare la capitale della Polonia è memoria antica, acquisita alle scuole medie, quando la capacità di immagazzinare nozioni non ci mancava.

Quella che serve e che si perde più velocemente in età avanzata è la memoria recente.

Cioè quello che abbiamo letto e sentito ieri sera, stamattina, non 50 anni fa.

Altra cosa importantissima da fare: camminare.

Malattie Neuro-Degenerative: Prevenire si puòCosa c'entra camminare con il cervello?

Il cervello serve per camminare e camminare serve al cervello.

Perché la microcircolazione arteriosa in continuo e costante progressione ripulisce e porta via la "spazzatura" che il metabolismo deposita dappertutto.

E se la deposita nel cervello le cellule muoiono più rapidamente e se queste muoiono, spariscono con loro le funzioni per cui sono preposte, prima tra tutte la memoria recente.

Ma come si fa a sospettare una malattia di questo tipo? Quali sintomi? Quali indicatori?

Diciamo che raramente chi ne è affetto se ne accorge, o per lo meno, difficilmente lo ammette.

Chi si allarma per la propria memoria è più facilmente ansioso di incorrere in una malattia  neurodegenerativa.

Generalmente se ne accorgono i familiari, gli amici, i colleghi.

Una cattiva memoria, episodi di disorientamento spaziale, un cattivo rapporto con il tempo, errori amministrativi e contabili sono i primi segnali di allarme.

Come fare allora?

Parlarne con il proprio medico di famiglia.

Il quale con un breve colloquio, arricchito da semplici test intellettivi che sa offrire, capisce se si tratta di un falso allarme o se vale la pena un adeguato approfondimento.

La diagnosi di demenza è clinica, cioè sulla base della visita, eventualmente anche del neurologo, se il medico di base cova dei dubbi.

Gli esami tipo TAC, Risonanza Magnetica, ed altro servono più che altro per escludere altre malattie che iniziano con sintomi simili.

Non ci sono esami del sangue premonitivi e non serve fare costose analisi genetiche del DNA come da qualche parte si legge.

E per fortuna diciamo noi. Perché non ci sarebbero strumenti terapeutici diversi da quei gesti comportamentali preventivi già citati, e che comunque devono essere messi in atto da tutti, destinati o no che siamo ad una malattia o ad un'altra.

Ci sono medicine che servono? Spiace deludere: sono poche e servono a poco.

Sì, qualcosa fanno, ma ricordate la metafora della macchina che invecchia: i farmaci sono i lubrificanti, se l'auto resta ferma in autorimessa, non funzionerà mai.

Volete allora una vera "dritta" in pillole per fare invecchiare bene il vostro cervello: studiate duro, mangiate poco e con poco sale, poi uscite a camminare tanto, meglio se in compagnia.

 

Dr. Mario Guidotti, Neurologo
Direttore del Reparto di Neurologia
Ospedale Valduce di Como