Dorit Rabinyan - Borderlife

Borderlife

Dorit Rabinyan
Longanesi

Una storia d'amore nata per caso nel ritmo libero ed effervescente di New York, è attraversata fin dal suo inizio, quasi istantaneamente, da una sorta di incompatibilità invincibile.

Non si tratta di divergenze caratteriali fra Liat e Hilmi che anzi, nella diversità, sembrano provare il fascino di un'attrattiva a prima vista, carica di passione e corrispondenze.

Piuttosto, per i protagonisti del romanzo Borderlife di Dorit Rabinyan, la distanza incolmabile appare profondamente radicata nelle loro stesse storie e si frappone puntuale, come un'improvvisa barriera, ogni volta che un gesto, una parola, una data o un ricordo evocano le loro provenienze, la loro appartenenza a popoli non solo differenti e distanti per cultura e religione, ma nemici.

Lei è israeliana, di Tel Aviv, traduttrice trasferita per pochi mesi negli Usa grazie a una borsa di studio, lui è un artista palestinese originario di Ramallah: il loro amore, che non riesce a liberarsi di una storia pesante di tragiche ostilità fra i loro popoli che si riflette anche in vissuti personali brucianti e incancellabili, non avrà futuro.

E si concluderà con un addio che in realtà era stato latente fin dai primi sguardi, in ogni intimo abbraccio o nell'accendersi di un'improvvisa discussione destinata a cadere in un silenzio amaro.

Proibito dal ministero dell'Istruzione israeliano in quanto considerato "una minaccia all'identità ebraica", Borderlife ha scatenato una polemica mediatica che ne ha incrementato il successo e le vendite. Oltre ad aver aperto una inquietante domanda, o forse una ferita non rimarginabile, sul destino di un amore.