RIFORME ISTITUZIONALI: Oltre trent'anni di dibattitoIl tema delle riforme istituzionali, che accende ormai da parecchi mesi gli animi dei politici e le pagine della stampa, diverrà in autunno un argomento caldissimo - se non l'unico - di discussione e di scontro.

Da più parti, infatti, più che valutare nel merito il testo di legge, se ne è fatto un test a favore o contro Renzi ed il suo governo.

Così con il referendum si rischia in pratica di decidere, dopo lo scossone della consultazione amministrativa di giugno, della sopravvivenza o meno del governo stesso.

Ad oggi non siamo in possesso di sondaggi d'opinione attendibili che documentano il pensiero degli Italiani sulla questione.

Inoltre chi è preoccupato in primo luogo della crisi economica, del lavoro, della disoccupazione giovanile, delle pensioni che per tanti non aumentano, può essere interessato alla modifica di alcune parti della nostra Costituzione?

Consideriamo allora il tema delle riforme da una prospettiva diversa.

Riforme IstituzionaliL'obiettivo prioritario per cui sono state progettate consiste nel "determinare conseguenze positive in termini di sviluppo economico e crescita del Paese, grazie al miglioramento della capacità decisionale del Parlamento, alla semplificazione della burocrazia e delle procedure, alla riduzione dei tempi di approvazione delle leggi, all'attribuzione di una corsia preferenziale alle proposte del governo".

In altri termini: un Parlamento che decide in tempi rapidi e meglio, un governo che agisce in tempi altrettanto rapidi e con efficacia.

Sappiamo che proprio sulla capacità della riforma di perseguire tale obiettivo le opinioni, anche degli addetti ai lavori, sono diverse.

E ci riferiamo non ai politici, che ne fanno ormai una questione di lotta pro o contro Renzi, ma agli studiosi di diritto costituzionale, a tutti coloro che, per competenza professionale, sono esperti in diritto ed in meccanismi istituzionali.

Abbiamo ritenuto utile, per prepararsi al referendum, illustrare i punti essenziali del provvedimento legislativo, facendo anche una breve storia di ciò che è accaduto negli ultimi 30/35 anni.

Aldo MoroFin dal 1978, dopo l'assassinio di Aldo Moro, si cominciò infatti a ipotizzare un cambiamento della Costituzione per rafforzare soprattutto i poteri del governo.

In effetti la nostra Carta Costituzionale, elaborata dopo il ventennio di dittatura fascista ed entrata in vigore il 1° gennaio 1948 (a cento anni esatti dallo Statuto Albertino, la prima Costituzione della penisola), garantiva la perfetta rappresentanza ai partiti politici in base ai voti raggiunti: il sistema proporzionale era ritenuto più democratico di quello cosiddetto maggioritario che favoriva, almeno teoricamente, la governabilità a scapito della rappresentanza parlamentare.

Dagli anni '80 ad oggi si sono insediate diverse Commissioni parlamentari per giungere ad una revisione di alcuni capitoli e superare il bicameralismo perfetto che caratterizza l'assetto istituzionale italiano, ma le proposte sono finite nel nulla perché i tempi della politica e gli equilibri partitici troppo spesso non hanno permesso soluzioni concordate.

Riforme Istituzionali

 

Il lungo cammino per la Riforma Costituzionale


1983 Prima Bicamerale


Si insedia la Commissione Bozzi, dal nome del suo presidente, un deputato liberale.

Era un organismo bicamerale, composto da venti deputati e altrettanti senatori, che presenta nel gennaio 1985 una relazione, approvata a maggioranza dalla Commissione stessa.

Le principali proposte: le due camere avrebbero dovuto differenziare i loro compiti; veniva abolito il semestre bianco (i mesi in cui il Presidente della Repubblica non può sciogliere le Camere); la fiducia era concessa al solo Presidente del Consiglio, come avviene per il Cancelliere tedesco; si chiedeva, tra l'altro, l'attuazione dell'art. 39 della Costituzione, che riguarda l'organizzazione sindacale e dell'art. 49, che riguarda la democrazia interna e i costi dei partiti.


1992 Seconda Bicamerale


Viene istituita un'altra Commissione bicamerale presieduta prima dal democristiano Ciriaco De Mita, poi da Nilde Iotti (dell'allora PDS) composta da trenta deputati e altrettanti senatori, che si occupa di riforme riguardanti la seconda parte della Costituzione.

Presentato all'inizio del 1994, il progetto rafforzava i poteri del presidente del Consiglio (introducendo la figura del Primo ministro con poteri simili a quelli del Cancelliere tedesco), riduceva il numero dei ministri, limitava a quattro anni la durata delle legislature e distingueva la legislazione statale da quella regionale, individuando le materie di competenza del Parlamento e lasciando il resto ai Consigli regionali.

La fine anticipata della legislatura blocca il progetto.


1991-1993 Modifiche Sistema Elettorale


Nel 1991, senza mettere mano alla Costituzione, un referendum modifica parzialmente la legge elettorale, abolendo il meccanismo delle preferenze multiple; nel 1993 poi si trasforma il sistema elettorale del Senato da sostanzialmente proporzionale a prevalenza maggioritaria (La legge elettorale non attiene alle modifiche della Costituzione ma tra i due aspetti c'è una relazione).


2001-2005 Ultimi progetti


Nel 2001, poco prima delle elezioni politiche, il governo dell'Ulivo modifica l'articolo 117 della Costituzione ridefinendo la potestà legislativa tra Stato, Regioni, Province e Comuni, secondo il criterio di sussidiarietà.

La legge, discussa e approvata frettolosamente, per frenare la spinta federalista in chiave leghista, viene confermata da un referendum.

Il progetto più recente è quello del 2005. Prevedeva il rafforzamento dei poteri del Primo Ministro, eletto mediante collegamento a liste di candidati al Parlamento e la votazione del programma di governo solo dalla Camera dei deputati, dopo la comunicazione dei nomi dei ministri.

Il Senato diventava una semplice camera federale; il Primo Ministro avrebbe potuto nominare e revocare i ministri, senza l'obbligo di proporli al Presidente della Repubblica.

È stato bocciato dal corpo elettorale nel referendum confermativo del 2006.

 

Le novità introdotte dalla Riforma Costituzionale

La Riforma Costituzionale del Governo Renzi, detta anche Riforma Boschi dal nome della Ministra delle Riforme, è stata approvata definitivamente il 12 aprile 2016 con 361 voti favorevoli, 2 astenuti e 7 contrari, mentre le opposizioni hanno disertato l'aula non partecipando al voto; la legge passerà ora al vaglio del referendum confermativo, che si svolgerà in autunno, probabilmente nel mese di ottobre.

Questi i principali aspetti della riforma, fortemente voluta dal governo.

 

Il nuovo Senato

Il Nuovo SenatoComposizione. Il Senato sarà un organo elettivo di secondo grado, composto da 100 membri: 95 senatori eletti dai Consigli regionali e dai Consigli delle province autonome con metodo proporzionale (74 tra i propri componenti e 21 tra i sindaci dei Comuni dei rispettivi territori), cui si aggiungono 5 senatori che possono essere nominati dal Presidente della Repubblica.

Per rispondere agli obiettori dell'elezione di secondo grado si precisa che la durata del mandato dei senatori coincide con quella delle istituzioni territoriali dai quali sono eletti (in pratica i consigli regionali o comunali di provenienza/appartenenza) le singole regioni dovrebbero poi definire le modalità delle elezioni, che potrebbero anche avvenire attraverso la designazione autonoma da parte degli elettori con una apposita casella sulla scheda elettorale.

Status di senatore. I membri del Senato rappresentano le istituzioni territoriali, mentre i membri della Camera rappresentano la nazione.

I senatori hanno potere di iniziativa legislativa ed esercitano le loro funzioni senza vincolo di mandato.

Non spetterà loro alcuna indennità per l'esercizio del mandato.

Funzioni del senato. Il Senato non dovrà accordare la fiducia al governo, che spetta esclusivamente alla Camera.

Vi sarà però una relazione istituzionale con il governo per le funzioni di raccordo tra lo stato, le regioni e gli enti locali, superando di fatto le conferenze unificate stato-regioni.

Inoltre il Senato può svolgere attività conoscitive e formulare osservazioni su progetti o documenti all'esame della Camera dei deputati, alla quale può anche chiedere di procedere all'esame di un disegno di legge.

 

Riforma del bicameralismo

Riforma del BicameralismoFine bicameralismo perfetto. In pratica l'esercizio della funzione legislativa da parte di entrambi i rami del Parlamento rimane solo per alcune leggi quali: le leggi di revisione istituzionale, le leggi costituzionali, le leggi di attuazione delle disposizioni costituzionali a tutela delle minoranze linguistiche, le leggi sui referendum popolari, le leggi elettorali, gli organi di governo e le funzioni fondamentali dei comuni e delle Città metropolitane, le leggi sulle forme associative dei comuni, i trattati internazionali.

Procedimento legislativo. Viene introdotto il cosiddetto "voto a data certa" che assicura una corsia  preferenziale ai disegni di legge del Governo, che potrà chiedere alla Camera dei deputati di sottoporre a votazione entro 70 giorni un disegno di legge ritenuto fondamentale per l'attuazione del suo programma.

 

Presidente della Repubblica

Presidente della RepubblicaElezione del Capo dello Stato. Viene eletto da 630 deputati e dai 100 senatori. Per i primi tre scrutini occorrono i 2/3 dei componenti (maggioranza qualificata), dal quarto scrutinio si scende a 3/5 dei componenti, dal settimo è sufficiente la maggioranza dei 3/5 dei votanti.

Oggi il quorum è più basso; infatti, dalla quarta votazione, basta la metà più uno degli aventi diritto, cioè la maggioranza assoluta.

Soppressione di Enti. Si prevede la soppressione del CNEL la cui liquidazione dovrebbe avvenire, tramite un commissario, entro 30 giorni dall'entrata in vigore della legge; viene eliminato ogni riferimento alle Province, che dunque scompaiono come enti costituzionalmente previsti.

 

Titolo V della Costituzione

Riforme IstituzionaliEliminazione della legislazione concorrente. Si ridefinisce la ripartizione di competenze tra Stato e Regioni, di cui all'articolo 117 della Costituzione, riformato nel 2001.

La nuova configurazione rende lo Stato responsabile esclusivo in materie strategiche per l'economia e lo sviluppo: infrastrutture e grandi reti di trasporto; produzione, trasporto e distribuzione dell'energia; ordinamento delle professioni; ordinamento della comunicazione; mercati assicurativi; ambiente; protezione civile; commercio estero; tutela e valorizzazione dei beni culturali; turismo; politiche attive del lavoro; sicurezza del lavoro; previdenza complementare e integrativa; coordinamento della finanza pubblica.

Nello stesso tempo viene eliminata la competenza legislativa concorrente attualmente ripartita tra Stato e Regioni, mentre resta ferma l'attribuzione alle Regioni della competenza legislativa in materie non riservate all'esclusiva competenza dello Stato.

Inoltre alle Regioni spetta la legislazione specifica in materie sulle quali allo Stato spetta solo la  legislazione di principio come la tutela della salute, le politiche sociali, la sicurezza alimentare, l'istruzione e l'ordinamento scolastico.

La divisione delle competenze è resa flessibile dalla clausola di supremazia, ovvero dalla possibilità che la legge dello Stato, a tutela dell'unità giuridica o economica della Repubblica o dell'interesse nazionale, intervenga anche in materie di competenza legislativa regionale.

Federalismo a velocità differenziata. È previsto che le regioni virtuose, ovvero quelle con bilanci in equilibrio tra entrate e spese, possano richiedere l'attribuzione di ulteriori competenze in politiche pubbliche di importanza regionale: organizzazione della giustizia di pace; disposizioni generali per le politiche sociali; politiche attive del lavoro, istruzione e formazione professionale; commercio con l'estero; governo del territorio.

  

Sì o No?

Si o No?Lo scopo che la redazione di questo giornale si prefigge è quello di dare, attraverso i vari articoli, ai nostri associati e a chi ci legge un quadro più ampio possibile di informazioni perché ciascuno possa criticamente valutare la realtà.

Anche in questo caso ci siamo mossi in questa prospettiva, non vogliamo tuttavia esimerci dal fare alcune considerazioni sul quesito referendario, cui dovremo rispondere in autunno e che, in sostanza, ci porterà a dire Sì o No alla legge appena approvata.

  • Per noi non si tratta di esprimere fiducia o sfiducia a Renzi e al suo governo (e da questo punto di vista hanno ancora una volta sbagliato le forze politiche a trasformare la consultazione in un giudizio sul governo, anziché sulla bontà o meno della riforma).
  • Ricordiamo che da tempo sia la nostra Confederazione sia la FNP sostengono la necessità di riforme di tipo istituzionale che con il nuovo testo legislativo potrebbero finalmente entrare in vigore.
  • Il nostro giudizio sulla legge è complessivamente positivo: non ci sfugge che avrebbe potuto essere diversa, e forse migliore, ma dopo oltre trent'anni d'inutili tentativi, di veti incrociati delle forze politiche della prima e della seconda Repubblica, diciamo che è arrivato il momento di approvare una modifica istituzionale.
  • Risponde la legge agli obiettivi enunciati all'inizio? Noi crediamo di sì:
    - riduce il numero dei senatori (100 come il Senato degli USA rappresentativi però di un Paese ben più grande), in attesa che anche il numero dei deputati alla Camera diminuisca;
    - non viene corrisposta nessuna indennità aggiuntiva oltre a quella di consiglieri regionali;
    - si diversificano finalmente le funzioni dei due rami del Parlamento, riservando la fiducia al governo e la maggior parte del potere di legiferare alla sola Camera dei deputati;
    - si restituiscono allo Stato competenze fondamentali che un'idea sbagliata di federalismo aveva assegnato alle regioni.

 

Riforme istituzionaliPossiamo quindi concludere che con la riforma a regime avremo Parlamento e Governo che decidono in tempi rapidi ed efficacemente, senza dimenticare i minori costi per le casse dello Stato, rispetto all'attuale Senato.

E a coloro che, un giorno sì e l'altro pure, continuano a lamentarsi che la Costituzione è stata snaturata rispondiamo che la prima parte, quella dei valori e dei principi non è stata toccata; si è messo mano invece alle istituzioni dello Stato per riordinarle e renderle più efficienti.

Ecco le ragioni, o almeno le principali, per cui suggeriamo, prima di tutto la partecipazione al voto come un atto di responsabilità e il pronunciamento per la "stabilità e il cambiamento" di cui, come ha affermato recentemente la nostra Segretaria Generale Annamaria Furlan, il Paese ha estremo bisogno per dare "una svolta alla politica economica e puntare allo sviluppo e alla crescita".

 

L'Unità 12 luglio 2016

Annamaria FurlanLa CISL della segretaria Annamaria Furlan non resta a guardare, in vista del referendum costituzionale.

E promuove la riforma ricordando che "a inseguire il dieci a volte si finisce a mani vuote".

La Segretaria Generale della CISL sottolinea che "finora il dibattito pubblico ha discusso pochissimo dei contenuti, e purtroppo la consultazione sta assumendo il ruolo di una conta: tra chi è all'opposizione e chi governa, sul presidente del Consiglio, su questioni interne ai partiti.

La CISL non è né con Renzi né contro.

Noi agiamo responsabilmente, riteniamo un dovere dare un'informazione di merito ai nostri 4,5 milioni di iscritti e di iscritte.

Il paese insegue da tanti anni una riforma istituzionale, l'esigenza c'è eccome.

Riteniamo dunque importante una riforma che finalmente mette mano alla semplificazione, sia dei livelli istituzionali sia degli iter legislativi.

Serve al Paese, alla sua competitività, all'efficacia stessa delle leggi e del ruolo del Parlamento.

E qui arriva il confronto con quelle che sono da anni le nostre richieste: la semplificazione della politica, una riduzione dei suoi costi, il superamento dell'anomalia tutta italiana della legislazione concorrente tra Stato e Regioni.

Un'anomalia che ha danneggiato il paese, fermando opere e possibilità di sviluppo e producendo un contenzioso infinito.Sulla sanità e sulla formazione poi è necessario dare la stessa offerta, possibilmente di qualità, a tutti i cittadini e le cittadine.

Quindi la revisione dell'articolo V è per noi la parte più positiva della riforma".

 

Estratto dall'intervista ad Annamaria Furlan