Elena B.

Mamma di Pietro

"Ricordo ancora il giorno in cui entrai per la prima volta al Micronido Fate e Gnomi. Allora non sapevo che quel luogo sarebbe diventato per noi così familiare. Percepii però giá nei primi istanti del calore e qualcosa di avvolgente. La prima impressione fu di un luogo a misura di bambino e a misura di mamma, ma era la prima volta che visitavo un nido, cosa potevo saperne? Sapevo di dovermi attivare per tempo, ma non sapevo proprio che cosa aspettarmi. Carica del mio pancione e ignara dell’avventura che da lì a poco sarebbe iniziata, mi guardavo intorno con aria circospetta, di chi scruta con occhio critico, ma al contempo ha anche un gran bisogno di potersi affidare, chiedendomi ‘ma allora i nidi sono così?’.

In fondo fino ad allora erano per me realtà nominate da amiche, ma a me sconosciute. Ricordo il mio incontro con Silvia, la direttrice. Ricordo la sua presentazione puntuale, precisa e appassionata del programma del nido e della sua impostazione. Ricordo che pensai con un po’ di stupore ‘quanto pensiero dietro a un nido!’, forse più di quanto mi aspettassi e forse mi ero sentita anche un po’ travolta da tutto ciò. In fondo ero ancora in un momento in cui non potevo pensarmi in una separatezza che era però ormai prossima e si parlava di qualcosa che avrebbe riguardato un bambino che ancora non conoscevo. Ricordo che Silvia mi suggerì di darmi la possibilità di vedere altre strutture. Mi colpì quell’invito, che trovai serio e coraggioso, ma anche espressione di chi é tranquillo e sicuro del valore di ciò che sta proponendo. Non lo sapevo ancora, ma quella fu la prima volta che seguii un suo consiglio. Ma non fu l’ultima. L’ascoltai, perlustrai altri luoghi e mi bastó poco per capire che io avevo già trovato il nostro nido. Chiamai qualche tempo dopo, comunicando la decisione. Sentii una gioia genuina dall’altra parte. E fu così che qualche mese dopo mi presentai per un incontro, questa volta senza più il mio pancione, ma con il mio bambino. Quel pomeriggio Pietro piangeva, un pianto frequente in quelle settimane, un pianto che mi portava automaticamente a chiedermi cosa sbagliassi. Pianse anche in quell’incontro. Ricordo che, carica di insicurezze, mi interrogai su quello che Silvia e l’educatrice presente potessero pensare di quella mamma un po’ imbranata e del suo bambino così piangente. Fantasticavo anche che potessero dirmi che non avrebbero potuto accoglierci. E  invece, in contrasto con tutto ciò, percepivo da parte loro tranquillità, attenzione e accoglienza. Fu così che iniziammo il nostro inserimento. E non dico ‘nostro’ a caso. Pietro aveva quattro mesi e sapevo bene che a sei avrei dovuto lasciarlo per tutto il giorno. I tempi dettati dall’esterno lo richiedevano, ma i miei tempi interni si ribellavano e vivevano ciò con un misto di rabbia e tristezza. L’inserimento fu molto graduale, attento, delicato, ma anche sicuro. Ricordo quelle prime giornate in cui mi fermavo qualche ora al nido con il mio bambino. Stavamo bene lì. Ricordo il senso di serenità che quelle routine quotidiane mi trasmettevano, quella calma e quella solidità che vedevo negli educatori. Ricordo i primi momenti in cui lo lasciai per qualche tempo, il mio appostamento fuori dal nido in attesa di potermi ricongiungere al mio bambino, i miei occhi che si gonfiavano di lacrime all’idea che da lì a poco avrei dovuto lasciarlo per molte ore. Ma poi tutto andava per il meglio: lo ritrovavo tranquillo e mi tranquillizzavo anch’io. Ricordo soprattutto i bimbi di quel periodo, i loro sguardi sereni che mi facevano pensare che lì anche gli altri bambini stavano bene e ricordo lo sguardo degli operatori verso di loro: attento e caldo. Fu così che piano piano lasciare il mio cucciolo la mattina nell’abbraccio degli educatori diventó qualcosa di rassicurante per me. Canticchiavo la canzoncina d’accoglienza del nido che avevo imparato in quelle prime mattine, la cantavo in macchina con Pietro prima di arrivare al nido, convincendomi che creare quel collegamento servisse a lui, quando ad oggi mi è molto chiaro che al ‘ciao mamma tu vai, tanto poi tornerai’ stavo proprio parlando con me stessa. É buffo, ma ogni tanto mi capita di canticchiarla ancora tra me e me e puntualmente mi commuovo. Pietro si vedeva chiaramente che in quel luogo e con quelle persone stava bene e io potevo salutarlo, tranquilla che non ci sarebbe stato solo qualcuno a provvedere ai suoi bisogni, ma ci sarebbe stato qualcuno che pensava al mio bambino con un’attenzione dedicata e delicata, potrei dire oggi anche con affetto. Lo lasciavo in una relazione, anzi in più relazioni. Sí, perché fu chiaro sin da subito che si creavano dei legami e un diverso modo di rapportarsi del mio bambino alle diverse figure. E che bello per lui avere durante la giornata la possibilità di confrontarsi con un riferimento anche maschile e non solo femminile. Che cosa preziosa e arricchente, ma anche così rara nei nidi! Ricordo quando Pietro chiamó per nome la prima volta l’educatore, il primo nome di persona che di fatto verbalizzava, ‘Mauro’; venne giusto dopo mamma, papà, nonno e nonna. Che emozione forte e rassicurante per me. Ogni giorno trovavo conferme che avevo proprio fatto la scelta migliore per il mio cucciolo. E ogni giorno mi dicevo che era stata una gran fortuna essermi imbattuta, quasi per caso, in questo incontro. Ancora oggi ogni tanto mi domando se davvero sia riuscita a esprimere a Silvia e a Mauro quanto siano stati per me e per noi importanti, quanto ci siamo affidati a loro e alla loro professionalità, una professionalità connessa a uno spessore umano raro a mio modo di vedere. Sono stati tanti i momenti che ricordo come preziosi confronti avuti con loro, dove sono state dette parole che mi hanno guidata e sostenuta. Quante volte mi trovo a ricordare, anche un po’ sorridendo, cose che Silvia a partire dalle sue osservazioni da psicomotricista relazionale mi aveva rimandato a proposito del mio bambino in tempi in cui mi ero chiesta come facesse a scorgere quelle cose, era così piccolo, e oggi posso solo dire quanto fossero vere! É viva in me la convinzione che non avrei potuto lasciare il mio bambino altrove! Quanto importante é stato questo cammino! E quanto sono fondanti queste prime esperienze per un bambino! Intanto, come si sa, il tempo passa. Pietro cresceva e io avevo modo di dare un volto a quel programma che mi era stato presentato in quel primissimo e lontano incontro. Vedevo quel mettere al centro i bisogni emotivi e relazionali di un bambino che cosa significasse davvero nella pratica e nel quotidiano del nido. Vedevo il mio bambino crescere bene insieme agli altri piccoli compagni di nido e avevo l’impressione che quel luogo riuscisse a far emergere il meglio delle loro potenzialità, che venissero curati germogli preziosi per il loro essere adulti in futuro. Inutile dire che questo nido per noi è stato davvero un ‘nido’. Ci ha accompagnati in questi primi anni, anni così importanti, come una presenza delicata, esperta, sicura, attenta, calda e affettuosa. I confronti con gli educatori si rivelavano sempre preziosi e capaci di dare senso a momenti diversi, a fasi di crescita, a sperimentazioni del mio bambino che non venivano mai guardate in modo impersonale. Parlavano proprio di Pietro, con quel grado di attenzione e conoscenza che solo chi trascorre un tempo interessato con un bambino può scorgere. É stata davvero un’avventura intensa e unica, qualcosa che da mamma porterò nei ricordi e nel cuore e che Pietro porterà dentro di sé in una memoria profonda che resta inscritta in lui quale contributo fondamentale allo sbocciare del suo essere. Inutile dire quanto grande sia la mia stima, ma anche il mio affetto per le persone per noi speciali che ci hanno accompagnato in questo percorso. Va da sé che il momento dei saluti sia stato molto commovente. Eh sì, perché accade che questi giorni volino e in un attimo che sembra però al contempo un’altra epoca ci si ritrovi a dover lasciare quel nido per spiccare il volo verso la scuola materna. Quel momento é arrivato anche per noi e lo stiamo affrontando con la sicurezza che le buone esperienze danno per consentire anche dei saluti. Portiamo con noi la ricchezza, la nostalgia e la gratitudine che solo i viaggi e gli incontri più belli della vita possono lasciare."

Dicono di noi...
Laura F.
Mamma

"Mio figlio è stato uno dei primissimi iscritti al Micronido Fate e Gnomi e sono stata così contenta dell'esperienza che otto anni dopo, appena ho scoperto di aspettare una bimba, ho chiesto di tenerle un posto anche se non avevamo ancora deciso il nome! A parte la professionalità e la competenza indiscusse, che pero' ci si aspetta da una struttura che ospita dei neonati, quello che colpisce appena si entra nel Micronido Fate e Gnomi è l'amore. I bambini entrano felici e corrono ad abbracciare gli educatori e all'uscita servono almeno dieci minuti perché manca sempre un ultimo bacio. Le coccole, la dedizione, l'affetto vero e la relazione che sono in grado di instaurare con i bambini è difficile da descrivere. A questo aspetto, che per la mia famiglia è fondamentale, si uniscono solidi principi educativi, personale qualificato e sempre aggiornato e una sede a misura di bambino. Il Micronido Fate e Gnomi è l'unico posto oltre alle mie braccia dove lascio volentieri mia figlia!"

Elena B.
Mamma di Pietro

"Ricordo ancora il giorno in cui entrai per la prima volta al Micronido Fate e Gnomi. Allora non sapevo che quel luogo sarebbe diventato per noi così familiare. Percepii però giá nei primi istanti del calore e qualcosa di avvolgente. La prima impressione fu di un luogo a misura di bambino e a misura di mamma, ma era la prima volta che visitavo un nido, cosa potevo saperne? Sapevo di dovermi attivare per tempo, ma non sapevo proprio che cosa aspettarmi. Carica del mio pancione e ignara dell’avventura che da lì a poco sarebbe iniziata, mi guardavo intorno con aria circospetta, di chi scruta con occhio critico, ma al contempo ha anche un gran bisogno di potersi affidare, chiedendomi ‘ma allora i nidi sono così?’.

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Samantha C.
Mamma

"La passione, la professionalità e l'amore degli educatori li colgo ogni giorno, ogni istante che osservo i progressi di mia figlia e soprattutto la sua serenità e gioia, che sono anche le mie... Grazie a tutti voi e complimenti per i vostri progetti!"