Prendersi CuraEssere dipendenti dalla cura di un altro è un'esperienza normale nella vita di ciascuno di noi: si nasce bisognosi di cura e nel corso della vita può capitare, per periodi più o meno lunghi, per malattie più o meno gravi, di avere necessità che qualcuno si prenda cura di noi. Di questa considerazione si dovrebbe tener conto, per orientare le scelte personali e indirizzare le politiche a vantaggio della collettività.

Con l’espressione lavoro di cura si definisce il complesso di azioni svolte a favore di soggetti totalmente dipendenti o con diversi gradi di autonomia, come bambini, disabili e anziani.
Il lavoro di cura è profondamente diverso da qualsiasi altra attività lavorativa, poiché racchiude due dimensioni inseparabili: quella materiale, il prendersi cura è, infatti, un lavoro costituito da azioni e compiti precisi, che occorre saper fare, e quella emotiva, perché interessa anche i sentimenti e riguarda l'affetto e l'amore.
La cura in passato, indipendentemente dall'ambito in cui era svolta - domestico o professionale - veniva considerata un'attività "femminile" sebbene il lavoro di cura non escluda che sia svolto da uomini. Da sempre per cultura, per tradizione, il lavoro di cura, soprattutto se gratuito e all'interno delle relazioni familiari, è state appannaggio pressoché esclusivo delle donne; le donne stesse anzi se lo attribuiscono, come parte integrante della loro identità.
Prendersi CuraNon sempre al lavoro di cura sono stati riconosciuti la funzione sociale, i| valore economico e la ricchezza prodotta in termini di benessere globale. E troppo spesso è stato considerate un lavoro da donne, un lavoro dell'amore, che non richiede particolari competenze e non comporta specifici diritti, né per chi ne ha bisogno, né per chi fornisce la cura.
Questa cultura ha fatto si che la famiglia diventasse il luogo privilegiato della cura con le donne protagoniste di questo scenario.
Il sistema di welfare italiano è più sbilanciato sulla spesa previdenziale che su quella sociale, quindi la famiglia è diventata un ammortizzatore. Il lavoro di cura, infatti, non tanto per scelta quanto per necessità, è gravato su un numero crescente di famiglie che si sono organizzate in un proprio welfare informale, garantendo presenza e cura, sia attraverso le reti parentali, in un patto solidale tra le generazioni, sia con il ricorso a servizi pubblici e/o privati e con il lavoro svolto da collaboratrici in un mercato poco regolamentato, spesso inadeguato.
Oggi, questa forma di welfare familistico, che ha costituito un pilastro, su cui si e retto il nostro sistema di protezione sociale, e entrato in una fase di crisi per effetto dei cambiamenti demografici e sociali. In una società sempre più longeva, di anziani spesso soli, con malattie invalidanti e/o degenerative aumenta la richiesta del lavoro di cura. A fronte di bisogni assistenziali in continua crescita diminuisce, però, la disponibilità delle donne e delle famiglie che sino ad ora hanno sopperito alle carenze dei servizi istituzionali.

Prendersi CuraLa trasformazione dei contesti familiari, unita alla crisi economica che li ha resi più fragili, e l’allungamento dell’età pensionabile per le donne, rende difficile disporre di quelle risorse e presenze che le donne e le famiglie avevano messo in campo.
La FNP, da sempre impegnata sul tema della non autosufficienza e del welfare, ha promosso a livello nazionale e regionale, progetti di studio e approfondimento sulle problematiche legate al tema del "prendersi cura”.
Il Coordinamento Donne Nazionale ha avviato il progetto "Curare la Cura” che affronta diversi aspetti tra loro correlati, dal rapporto tra cura e istituzioni, al contributo delle famiglie nell’assistenza, al tema della spesa privata mobilitata attraverso l’impiego di assistenti e collaboratrici nella domiciliarità, al valore dell’associazionismo e del no profit nell’attuale sistema di welfare...
La FNP della Lombardia, invece, è partner in un progetto con l’Istituto per la Ricerca Sociale (IRS) che ha avviato un’indagine conoscitiva, su un campione selezionato di famiglie con anziani non autosufficienti a carico, per analizzare il fenomeno del lavoro di cura nella nostra regione, in termini qualitativi e quantitativi, e per elaborare proposte che possano garantire, nel sistema di welfare lombardo, il giusto sostegno alle persone e alle famiglia.
Prendersi CuraI due percorsi, pur nella loro diversità, rappresentano un passaggio significativo per affrontare il tema del lavoro di cura in maniera più sistematica e coerente con le proiezioni demografiche e le trasformazioni intervenute nel tessuto sociale del nostro Paese.
Le indagini più recenti e i dati in nostro possesso confermano alcune tendenze a sostegno di quanto affermato.
È preponderante la presenza delle donne tra i caregiver (in inglese chi si prende cura): costituiscono il 73%, anche ultrasessantenni, di cui solo un terzo è in pensione, con un carico del lavoro di cura che limita gli spazi di vita personale.
Circa il 45% dei caregiver non conosce o non usa i servizi anche per i prezzi elevati e le difficoltà burocratiche di accesso.
È frequente il ricorso alle badanti, che talvolta non hanno una preparazione adeguata, con un aggravio del bilancio familiare.
Le scelte politiche, fino ad ora, hanno affrontato il problema in modo parziale, spesso estemporaneo, continuando a “scaricare” sulle famiglie e in particolare sulle donne tutto il peso della cura.
È necessario un profondo cambio di tendenza culturale e politico nell’approccio al lavoro di cura, ma è indispensabile che si pensi a questo compito come a qualcosa che riveste un valore rilevante per ogni singolo individuo e per la società nel suo insieme.
Solo con un approccio di questo tipo, ripensando la cura come integrazione tra famiglia e istituzioni, no profit e volontariato, e consolidando la prassi della negoziazione sociale, si potranno individuare politiche efficaci e incrementare i servizi a sostegno dei soggetti più fragili.

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