Garantire la RivalutazioneIl tema delle rivalutazioni è stato spesso al centro del dibattito.

Le modifiche apportate negli anni al sistema perequativo sono state la causa del divario che si è venuto a creare tra pensioni e retribuzioni.

Le misure adottate spesso hanno messo a rischio diritti e principi consolidati e gli stessi tagli, che hanno compromesso la tenuta del potere d'acquisto, sono diventati una regola anziché una misura eccezionale destinata a fronteggiare la crisi.

La riforma del 2011, che ha bloccato la rivalutazione dei trattamenti pensionistici superiori a tre volte il trattamento minimo, ha determinato il pronunciamento della Corte Costituzionale (70/2015) che ha dichiarato l'illegittimità della norma stessa portando il governo ad approvare un decreto legge (il 65/2015) per sanare la questione.

Per gli anni 2012 e 2013 sono stati riconosciuti - nell'estate 2015 - degli arretrati in valore percentuale dal 40 al 10% della perequazione che non era stata attribuita.

Dopo diverse sentenze è stata nuovamente chiamata in causa la Corte Costituzionale per un nuovo pronunciamento sull'illegittimità del decreto del governo.

Ma i ricorsi sono solamente uno strumento per veder riconosciuti i diritti.

Per rivedere l'istituto della rivalutazione, soprattutto in una fase di bassa crescita e/o di deflazione come quella che stiamo vivendo, occorre mettere in atto altre strategie.

In questa direzione si collocano le iniziative del Sindacato per affrontare questo tema nella seconda fase di confronto con il Governo prevista nel 2017.

Garantire la RivalutazioneIl Sindacato, infatti, propone di adottare un meccanismo di rivalutazione delle pensioni diverso da quello attuale (ridefinizione del paniere ISTAT, revisione dell'indice di riferimento, ricalcolo del montante, ...) per modificare questo sistema complesso e ormai inadeguato che non salvaguarda nel tempo il potere reale d'acquisto delle pensioni né nel breve e tanto meno nel lungo termine.